Il Mio è Amore o Ossessione? La Dipendenza Affettiva nelle relazioni di oggi

La verità, vi prego, sull’amore! L’amore è un tema che affascina, che spinge a ricercare la verità di comportamenti che spesso non hanno alcuna spiegazione, o quantomeno sfuggono a una logica comune.
Perché diventiamo dipendenti dall’altro? Perché esistono amori malati fin dall’inizio? Perché non riusciamo a separarci dal nostro amato anche quando ci “succhia la vita”?
Dal mio punto di vista le relazioni d’amore sono una delle molte declinazioni della possibilità di incontrare l’altro e l’incontro con l’altro ci porta inevitabilmente a emozionarci, cioè a provare qualcosa, e-movere, spingerci al di fuori di noi.

Spingendoci fuori di noi spesso ci imbattiamo in affetti che ci rendono dipendenti. Dipendenti dall’amore, da un’altra persona, dalla propria famiglia, da un clan.
La dipendenza affettiva rappresenta l’impossibilità di provare affetti, emozioni, gioia, dolore, soddisfazione, al di fuori di una relazione designata e questo perché la persona amata diventa l’unica presenza desiderabile e allo stesso tempo indispensabile, necessaria alla vita stessa dell’amante che fuori da questo legame si sentirebbe inesistente e privo di valore.

Non è amore questo in cui non esiste la reciprocità né la percezione dei propri bisogni e dell’esigenze dell’altro ma ci si annulla nel tentativo disperato e totalizzante di non perdere il desiderio, l’interesse, l’attenzione da parte di chi vorremmo solo nostro. La persona sente infatti di esistere solo quando c’è l’altro e non riesce a controllare il proprio pensiero e il proprio comportamento.

Allarmanti in tal senso ci appaiono gli ultimi dati Istat (2016) secondo cui negli ultimi cinque anni sono raddoppiati i casi di stalking in cui il movente del molestatore risulta essere la gelosia morbosa, l’incapacità di tollerare la separazione ed il tentativo ossessivo di “ricomporre il rapporto”.

Sempre l’Istat, nello stesso anno, riporta che negli ultimi quattro anni in Italia si sono verificati 600 casi di femminicidio e oltre la metà degli stessi sono stati perpetrati entro una relazione sentimentale e motivati dal bisogno di ottenere possesso e sottomissione della partner. Gli uomini dipendenti infatti danno spesso l’impressione di essere sicuri di sé e di non essere troppo interessati alla relazione ma si trovano di fronte a reali lutti emotivi quando le compagne si allontanano.

Odiano il conflitto e cercano di controllarlo in due modi: adottando un approccio aggressivo diretto o passivo aggressivo. Tuttavia, anche e soprattutto le donne soffrono di dipendenza affettiva. Spesso all’interno della relazione esse appaiono insicure e sottomesse, fragili e vulnerabili ed è proprio quest’area di vulnerabilità che funge da gancio di traino nell’instaurarsi di un rapporto di dipendenza con il partner. La relazione si alimenta attraverso la paura della separazione, della solitudine e dell’abbandono nonché il bisogno della donna di esistere solo in virtù dell’amato. In alcuni casi addirittura la sottomissione e la dipendenza dal partner possono portare la dipendente affettiva a tollerare anche violenti maltrattamenti, sia fisici che psicologici.

In sintesi quindi sono schiave, inibite e si sentono indifese; vivono nel terrore di essere abbandonate e sono letteralmente sconvolte quando una relazione finisce. Dunque le manifestazioni “d’amore” all’interno della coppia, invece che portare benessere e serenità, tendono a stressare e a creare malessere psicologico e fisico. Per capire l’importanza e l’incidenza che la Dipendenza Affettiva ha nel nostro tempo, basti pensare che negli Stati Uniti è nato il “Center of Healthy Sex”, un vero e proprio “pronto soccorso emozionale”, per i pazienti dipendenti affettivi, che vengono aiutati a rielaborare e superare i propri vissuti. La loro sofferenza in effetti è così elevata che da ciò è scaturita la necessità di individuare un trattamento specifico. E’ necessario tenere a mente però che la Dipendenza Affettiva non colpisce il singolo ma l’intera coppia, i cui membri sono come le due facce di un’unica medaglia.

Ecco perché si sente tanto parlare di dipendenza affettiva e perché parlarne è diventato così urgente!

Nel mio studio incontro ogni giorno persone che hanno vissuto l’amore solo come sofferenza, attesa, sconfitta, ansia e angoscia. Dei pazienti mi lascia stupefatto ogni volta la dedizione consacrata all’amato, il tentativo di spiegare ogni contraddizione del partner, di interpretare segni, messaggi e telefonate come conferma di ciò che vorrebbero che fosse ovvero della possibilità di riconquistare e convincere a ritornare l’unica persona che desiderano al loro fianco. Il cuore tradisce e il corpo diventa sofferente, nel tentativo di resistere a questa altalena di emozioni. Il corpo rigido, sordo, incapace di reagire è permeabile solo alla voce della persona amata, alle sue mani e al suo sguardo.

Nonostante questa visione drammatica e dolorosa, oggi possiamo fare qualcosa per guarire queste persone dalla sofferenza, costruendo un terreno di accoglienza e empatia, sul quale gettare le fondamenta della relazione terapeutica. Lavorando nel Qui ed Ora e utilizzando il corpo, come mezzo attraverso il quale i pazienti possono entrare in contatto con le proprie emozioni, possiamo risvegliare la loro capacità di lettura della propria storia emotiva. Per me, come terapeuta ad orientamento Umanistico e Bioenergetico, è estremamente stimolante costruire con i miei pazienti, itinerari sempre nuovi per aiutarli a reimpossessarsi della loro capacità di amare.

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