Cosa significa comunicare?
Il termine “comunicazione” – dal latino “com”, cioè “con”, e “munire”, cioè “legare” – indica principalmente una serie di fenomeni che comportano il trasferimento di informazioni. Nel suo significato originale, comunicare significa “mettere in comune”, cioè condividere pensieri, opinioni, esperienze, sensazioni e sentimenti con gli altri.
Non è possibile non comunicare secondo la pragmatica di Watzlawick e ogni comunicazione porta a entrare in relazione con l’altro. Il dialogo con l’interlocutore permette di entrare in contatto con gli altri e allo stesso di definire se stessi. Le relazioni sane portano a simmetria e complementarietà, mentre nelle relazioni patologiche predomina la disconferma.
È importante dunque cercare di comprendere quali sono i fattori che influenzano la comunicazione con l’altro al fine di riuscire ad ottimizzare quella comunicazione: più conosciamo gli aspetti fondamentali di ciò che stiamo facendo, maggiore sarà la possibilità di controllarne il risultato o comunque di migliorarlo.
Quali sono gli elementi che influenzano la comunicazione?
Parlare sembra la cosa più semplice e scontata del mondo, in realtà è una capacità complessa che si avvale di più componenti contemporaneamente. Alla base dell’interazione dobbiamo considerare innanzitutto il nostro corpo (attraverso l’utilizzo di specifici muscoli, delle corde vocali e della modulazione del respiro, ma anche espressioni facciali che sottendono alcune emozioni) ed insieme il nostro cervello attraverso l’utilizzo del pensiero, delle strategie mentali e di abilità come memoria, attenzione, linguaggio ed altro ancora.
La parte fisica e quella psicologica-cognitiva non sono gli unici fattori a influenzare la comunicazione con l’altro, molto importanti sono anche:
• La personalità dei soggetti che comunicano: quanto sono disponibili all’eloquio, a confrontarsi con l’altro e a scherzare. Ad esempio caratteri più riservati e persone molto socievoli, sono molto diversi nelle modalità impiegate nella conversazione, questo aspetto influisce sul desiderio e sulla disponibilità a comunicare con l’altro e anche sulla tempistica dedicata alla comunicazione (pensiamo ad una piacevole conversazione intrattenuta con una amico oppure ad una in cui siamo “costretti” ad ascoltare e ci troviamo a gestire emozioni quali: noia, ansia, rabbia, ecc..)
• Esperienze: il tipo di relazione costruito con l’altra persona o con altri individui che in qualche modo il soggetto collega fra loro (ad es. per parentela, interazioni lavorative, situazioni già vissute, ecc..) può influire sui modi e sui contenuti della comunicazione in quanto una relazione presuppone aspettative e modalità di interazione già esperite in precedenza che motivano e guidano le modalità di comunicazione.
• Cultura di appartenenza: nelle diverse culture esistono modalità e disponibilità (tempi e contenuti) diverse. Un altro aspetto molto importante concerne la prossimità durante il colloquio, all’interpretazione di quanto l’altro esprime verbalmente o con gli atteggiamenti corporei e al modo di parlare e di stare nella relazione.
• Ambiente in cui avviene la comunicazione: a volte le persone si incontrano in luoghi affollati, magari per caso, in posti dove non è possibile sedersi e parlare tranquillamente. Altre volte, si vorrebbe parlare di cose personali, ma non si è soli o si potrebbe essere ascoltati da altri cui non vogliamo rivelare il contenuto della nostra conversazione. Questi sono soltanto alcuni esempi di come il luogo dove avviene la comunicazione possa influire sulla comunicazione stessa e determinarne le modalità nell’interazione.
• Tempistica: non sempre abbiamo la disponibilità di tempo per poter parlare con calma e spiegarsi nel modo migliore. Spesso si rimanda oppure si colloquia in modo frettoloso e incompleto, ciò può influenzare non soltanto la comprensione reciproca, ma anche la relazione in essere, in quanto entrambi i comunicanti possono interpretare questa tipologia di comunicazioni come dovute a mancanza di interesse o disponibilità da parte dell’altro.
• Stato emotivo durante la comunicazione: non sempre si è in sintonia a livello emotivo con l’altro, a volte siamo arrabbiati o tristi, altre volte siamo troppo contenti per dedicarci ad un giusto ascolto. Può anche accadere che, presi da sensazioni e pensieri, non ci rendiamo conto dello stato emotivo dell’altro oppure è possibile che lo troviamo esagerato: ciò pregiudica l’ascolto attento e le capacità di empatia e di negoziazione.
• Differenza di ruolo o status: se parliamo con un nostro amico oppure con il nostro datore di lavoro, con cui non abbiamo rapporti extra-lavorativi, automaticamente il nostro modo di comunicare, sia per quanto riguarda le parole utilizzate che la postura e la prossemica (gli spazi dell’interazione nel corso della comunicazione) saranno diversi.
Quali sono gli stili di comunicazione?
Per semplicità possiamo individuare tre diversi stili di comunicazione: passivo, aggressivo, assertivo.
Per quanto riguarda la prima modalità possiamo includere tutte quelle interazioni contraddistinte da un atteggiamento comunicativo all’insegna della passività. Non solo il silenzio, ma anche il non rispondere ai comportamenti altrui, indicano rassegnazione e una totale incapacità di stare all’interno della relazione. Questo stile comunicativo non solo risulta inefficace per interagire con gli altri ma è dannoso per la stessa persona se rappresenta la modalità con cui si interagisce abitualmente con gli altri in quanto si lascia molto spazio alla libera interpretazione dell’interlocutore, rischiando così una comunicazione non chiara. Altre conseguenze per la persona sono rappresentate dal livello della stima in noi stessi, l’autostima, che si abbassa; ci avvertiamo, in questo caso, poco efficaci nell’interazione con gli altri, per cui possiamo sviluppare pensieri negativi su di noi, sulla nostra capacità di operare nella vita sociale in modo costruttivo e positivo.
Esempi di comunicazione passiva: “Non mi sento di uscire stasera. Sono troppo stanca, ma verrò con te, altrimenti poi ti dispiace” “Beh, si … penso di essere d’accordo, anche se in realtà non era ciò che volevo ottenere..”
Modalità di espressione autoritarie, rudi e poco empatiche (cioè volte alla comprensione piuttosto che all’imposizione del nostro volere e/o sentire) rientrano nella modalità di comunicazione aggressiva: che esprime la tendenza a dominare e svalutare gli altri. A prima vista potrebbe sembrare forse più adatta di quella passiva ma è ugualmente inefficace rispetto alle possibilità di mantenere relazioni interpersonali sane e costruttive, comporta inoltre il rischio di danneggiare noi stessi. Infatti, l’emozione dominante nello stile aggressivo, è la rabbia che appare però vissuta in maniera poco adattiva. La rabbia è infatti un’emozione e come tutte le emozioni fa parte integrante del nostro modo di vivere l’esperienza. Arrabbiarsi perciò non è un male, tutt’altro (pensiamo alle conseguenze negative anche della mancata espressione di questa emozione) ma lasciarsi dominare da essa può essere assai rischioso per la nostra stessa salute psicologica, fisica, sociale e relazionale.
Alcuni esempi di comunicazione aggressiva: “Piantala di seccarmi! Sono veramente stufo di te!” oppure: “Sei pazzo! Io non presto a nessuno la mia auto!”
Lo stile di comunicazione assertivo è senza dubbio tra i tre invece lo stile maggiormente funzionale per mettere in moto comportamenti positivi al fine di costruire e mantenere relazioni sociali efficaci che ci possono far star bene. Questo stile richiede alcune abilità fondanti: si tratta di alcune, cioè “abilità per la vita”, e che sono essenziali per la competenza psicosociale. Possiamo trovare l’abilità nel prendere decisioni, la cosiddetta decision making oppure quella di analizzare e risolvere i problemi, definita problem solving. Centrale è la capacità di comunicazione efficace che si accompagna all’abilità di costruire e gestire relazioni interpersonali. Un’altra life skills su cui puntare è sicuramente l’empatia, la capacità di saper gestire le proprie emozioni e comprendere quelle dell’altro e regolare i livelli di stress.
Esempio di comunicazione assertiva: un vostro amico vi chiede per l’ennesima volta di essere accompagnato a casa visto che non ha voglia di guidare… voi gli rispondete: “Purtroppo oggi ho fretta e posso portarti fino alla stazione degli autobus, ma mi è impossibile portarti a casa.”
Stili comunicativi e caratteristiche comunicazione
Passivo
Voce :
• Molto deciso
• Il tono è sarcastico, talvolta freddo
• Duro e tagliente
• Stridulo, spesso alto, si alza alla fine
Struttura del discorso
• Fluente, senza esitazioni
• Spesso repentino, abbreviato
• Enfasi sulle parole di biasimo
Espressioni del viso
• Il sorriso può diventare sarcastico
• Si acciglia quando è in collera
• Le sopracciglia alzate con stupore/incredulità
• Mascella ferma
• Mento sporto in avanti
Contatto oculare
Cerca di far abbassare lo sguardo agli altri
Aggressivo
Voce
• Il tono può essere cantilenante o lamentoso
• Troppo dolce e sottovoce
• Spesso noioso e monotono
Struttura del discorso
• Esitante con molte pause
• Qualche volta a scatti, da veloce a lento
• Frequenti schiarimenti di gola
Espressioni del viso
• Sorriso irreale, quando esprime collera sta criticando
• Sopracciglia alzate in anticipo (ad es. in atteggiamento di rimprovero)
• I lineamenti cambiano velocemente
Contatto oculare
• Evasivo
• Sguardo basso
Assertivo
Voce
• Fermo e deciso
• Il tono è di media estensione, ricco e caldo
• Sincero e chiaro
• Non troppo forte, ma neppure troppo sottovoce
Struttura del discorso
• Fluente, senza esitazioni
• Enfasi e ritmo sulle parole chiave
• Fermo e uniforme
Espressioni del viso
• Sorride quando è contento
• Si acciglia quando è in collera
• Lineamenti fermi non mutevoli
• Mascella rilassata ma non sciolta
Contatto oculare
Fermo, ma non fa abbassare lo sguardo agli altri
Non nasciamo con questo bagaglio di abilità, ma possiamo scoprirle, valorizzarle e utilizzarle per interagire positivamente con noi stessi e con il nostro contesto di appartenenza!