Chi sono io? Quali sono i miei desideri e i miei bisogni? Che cosa cerco?
Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, si è posto queste domande, trovando risposte più o meno soddisfacenti, cambiandole nelle diverse fasi evolutive o ricercando quelle più adatte e coerenti. Non ritengo sia possibile fornire un’unica risposta, non credo esista quella più giusta e vera. Quello che è certo, invece, è che continuamente abbiamo bisogni da soddisfare e che il desiderio rappresenta un po’ la spinta motivazionale della nostra vita.
In ambito psicologico, tra i maggiori studiosi di motivazione e soprattutto di bisogni troviamo Abraham Maslow (1954), esponente della psicologia umanistica. Secondo lui, infatti, l’uomo tendenzialmente e per natura si muove verso la felicità, il benessere: l’uomo è colmo di bontà e di positività, anche se generalmente, tende a reprimere questa sua natura. Studiando i bisogni, Maslow propone una gerarchia che vede alla base i bisogni fisiologici, seguiti dai bisogni di sicurezza, appartenenza, stima e autorealizzazione. L’autorealizzazione è la propensione dell’essere umano a realizzare le proprie potenzialità; può essere vista come la massima aspirazione, ciò verso cui tendere usando le proprie qualità; essere ciò che si vuole essere in base ai propri valori, ai principi etici e morali. Secondo Maslow ciò che l’uomo realizza seguendo i propri desideri e le proprie aspirazioni (spinta all’autorealizzazione), contribuisce in modo primario al suo benessere. La persona così sarebbe in grado di esprimere la propria individualità, il proprio essere unico e diventare tutto ciò che desidera essere.
Questa visione potrebbe aiutarci quindi a esplorare le nostre risorse e le nostre potenzialità, ciò che ci motiva e quello verso cui tendiamo. E in questo processo non possiamo non includere l’altro, le relazioni che ci circondano, l’impatto che hanno su di noi e sulla nostra vita.
Negli anni ’60 Joseph Luft e Harry Ingham, due ricercatori dell’università della California, strutturarono la finestra di Johari, uno strumento molto usato nel nostro approccio umanistico-bioenergetico.
La finestra di Johari è una matrice formata da quattro aree.
L’area PUBBLICA si riferisce a ciò che conosciamo di noi stessi e che anche gli altri conoscono. Quest’area contiene tutte le emozioni, i pensieri, le idee che scegliamo di condividere con l’altro, che non nascondiamo e da cui non ci nascondiamo. È quella parte manifesta e in luce con cui ci mettiamo continuamente in gioco, sia negli aspetti positivi sia in quelli negativi.
L’area CIECA si riferisce a tutto ciò che di me non conosco ma che è noto alle altre persone. Quest’area è molto importante perché ci pone di fronte a ciò che gli altri vedono di noi, che osservano nel nostro comportamento e nei nostri modi di fare. Entrare in contatto con questa parte ci permette di portare alla luce modalità e schemi di funzionamento che mettiamo in atto senza accorgersene o che esprimiamo in modi di cui non siamo del tutto consapevoli.
L’area PRIVATA si riferisce a ciò che conosciamo di noi ma che gli altri non conoscono. In quest’area possiamo includere tutti quegli aspetti di noi che preferiamo tenere nascosti e non condividere, quelle emozioni e quei vissuti che scegliamo volontariamente di mantenere privati. Portare l’attenzione su tali aspetti ci consente di riflettere su ciò che vogliamo veramente nascondere e da che cosa ci difendiamo.
L’area IGNOTA contiene quegli aspetti totalmente sconosciuti, a noi stessi e agli altri. In quest’area si collocano gli strati più profondi della nostra persona, per la maggior parte inconsci. Portare alla luce alcuni di questi aspetti permette di conoscere nuove parti di sé, entrare in contatto con risorse mai esplorate o prendere consapevolezza di cliché emotivi che mettiamo in atto e riportiamo nelle nostre relazioni.
Questo strumento, oltre ad essere particolarmente utile nel setting psicoterapeutico per facilitare l’autosvelamento della persona e della propria identità, è un’ottima strategia per diventare testimoni delle nostre emozioni e dei nostri pensieri, osservando come li mettiamo in atto e li portiamo all’esterno e imparando a valutare l’impatto che hanno sugli altri.
Quello che spesso capita è che ci troviamo a riflettere su parti di noi mai esplorate, o lasciate da parte, o nascoste per paura del giudizio dell’altro. Questo può spaventare, come un po’ spaventa chiedersi chi siamo e che cosa desideriamo veramente nella nostra vita.
Conoscersi può essere spaventoso, ma è anche il viaggio più sorprendente che possiamo intraprendere, alla ricerca di parti di noi ormai vecchie e da salutare o meraviglie e risorse ancora da scoprire.
La cosa che è veramente difficile, e anche davvero incredibile,
è rinunciare ad essere perfetti ed iniziare il lavoro di diventare se stessi.”
(Anna Quindlen)
Bibliografia
Maslow, A. H. (1954). Motivazione e personalità. New York, Harper & Brothers.
Maslow, A. H. (1971). The Farther Reaches of Human Nature, New York, Viking Press.
Sitografia
Studio Luca Napoli
Dott.ssa Pieraccini Giulia
Dott. Pucci Damiano
Dott.ssa Rogai Lisa
Dott.ssa Simonini Samanta
Dott.ssa Tommasi Clarissa