La dipendenza tecnologica

di Giulia Pierucci

Sono tanti i piccoli piaceri della vita, a cui ricorriamo quotidianamente per prenderci una pausa o, semplicemente, un piccolo momento solo per noi.
Pensiamo per esempio alla pausa caffè, ad un tè rilassante, o anche 10 minuti di stacco su Instagram o Tik Tok.
Tutte queste apparenti piccole ed innocue abitudini possono rientrare nel termine Pharmakon, un termine greco che assume tre significati differenti. Il primo è “rimedio”, quando sono utilizzate in piccole dosi; il secondo è “veleno”, se usate in modo eccessivo o inappropriato; il terzo infine è “capro espiatorio”, in cui si accusano di essere le cause di tutti i mali della persona.
Come appena detto, le dipendenze sono da sempre uno dei problemi principali della nostra società, colpendo un numero sempre maggiore di persone.
Nel DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quinta edizione), la dipendenza è classificata sotto il termine più ampio di Disturbo da uso di sostanze (Substance Use Disorder). Questo disturbo è caratterizzato da un modello problematico di uso di una sostanza, che porta a compromissione clinicamente significativa o disagio, manifestandosi con almeno due o più sintomi nei 12 mesi precedenti.
I criteri diagnostici sono:

  • Uso eccessivo e prolungato: la sostanza viene assunta in quantità maggiori o per un periodo più lungo di quanto previsto.
  • Desiderio persistente o tentativi falliti di ridurre o controllare l’uso.
  • Tempo eccessivo dedicato all’uso della sostanza (ottenimento, consumo o recupero dagli effetti).
  • Craving: forte desiderio o impulso a usare la sostanza.
  • Difficoltà nel gestire responsabilità lavorative, scolastiche o familiari a causa dell’uso.
  • Uso continuato nonostante i problemi sociali o interpersonali causati o aggravati dalla sostanza.
  • Abbandono o riduzione di attività importanti sociali, lavorative o ricreative a causa dell’uso.
  • Uso ricorrente in situazioni pericolose (es. guida sotto effetto di sostanze).
  • Uso continuato nonostante problemi fisici o psicologici causati o esacerbati dalla sostanza.
  • Tolleranza: bisogno di dosi maggiori per ottenere lo stesso effetto o effetto ridotto con la stessa dose.
  • Astinenza: sintomi specifici quando si riduce o interrompe l’uso della sostanza.

 

La sensazione di dipendenza avviene tramite delle mutazioni nel circuito della ricompensa: questo è un sistema presente nel nostro cervello che ci fa provare piacere e ci spinge a ripetere comportamenti utili per la sopravvivenza, come mangiare o socializzare. Questo circuito funziona grazie a una sostanza chimica chiamata dopamina, che viene rilasciata quando facciamo qualcosa di gratificante.

Quando succede qualcosa di piacevole, come mangiare un dolce o ci distraiamo vedendo video online, arriva al nostro cervello uno stimolo gratificante. L’attivazione del cervello, in modo particolare dell’area tegmentale ventrale (VTA), rilascia dopamina, la quale viaggia verso il nucleo accumbens. In questa zona si crea la sensazione di piacevolezza e si ha il rafforzamento del comportamento e poi, grazie alla corteccia prefrontale, si ha la memorizzazione del piacere a seguito della registrazione dell’esperienza piacevole, che ci spinge a ripeterla in futuro.

L’instaurarsi della dipendenza si ha quando il cervello si abitua a questa esperienza piacevole e alla dopamina rilasciata, a causa di un’ attivazione intensa e ripetuta del sistema della ricompensa, si sviluppa quindi la tolleranza, che porta alla necessità di una “dose” maggiore per ottenere lo stesso effetto. Si ha quindi una riduzione della sensibilità ai premi naturali, creando cambiamenti strutturali e funzionali nel cervello, tra cui:

  • una maggiore attivazione dello striatum dorsale, associato alle abitudine, rendendo l’uso più compulsivo
  • una diminuzione del controllo prefrontale, che riduce la capacità di prendere decisioni razionali

 

Una delle dipendenze che sempre di più sta prendendo piede è quella causata dall’esposizione eccessiva ad internet e alla tecnologia.
Vista l’espansione di questo tipo di dipendenza si è ideato il concetto di benessere digitale, identificato negli ultimi anni con termini simili come “digital mindfulness” e “digital minimalism”. Tuttavia, esistono due approcci principali:

  • Basato sulla tecnologia: utilizza strumenti tecnologici (es. blocco notifiche, restrizione di accesso a siti web) per ridurre le distrazioni.
  • Basato sulla persona: combina tecniche cognitive e comportamentali (es. esercizi di mindfulness, formazione sulla gestione del tempo) per migliorare la consapevolezza e prevenire la dipendenza.

 

Gli studi suggeriscono che l’approccio basato sulla persona sia più efficace perché affronta le abitudini e le motivazioni alla base dell’uso della tecnologia.
In questo panorama la dipendenza tecnologica si manifesta quando le persone non riescono a mantenere un uso equilibrato delle tecnologie digitali. Può includere la dipendenza affettiva, i sintomi di astinenza e un uso compulsivo o disfunzionale.
Esistono numerosi termini per descrivere questo fenomeno (es. uso patologico, compulsivo), ma non è ancora universalmente classificato nei manuali diagnostici (DSM). Tuttavia, è un problema diffuso: studi indicano che oltre il 25% dei lavoratori può essere classificato come dipendente dallo smartphone, con conseguenze negative come ansia, depressione, ridotta produttività e burnout.
La dipendenza digitale è descritta dalla American Society for Addiction Medicine (ASAM) e dalla American Psychiatric Association (APA) come una malattia cronica che coinvolge circuiti cerebrali legati alla ricompensa, motivazione e memoria. Questa condizione porta a comportamenti compulsivi, come il gioco online o l’uso eccessivo dei social media.
Un’indagine condotta su studenti universitari ha evidenziato sintomi comuni della dipendenza digitale:

  • Solitudine (“phoneliness“): isolamento sociale causato dall’uso eccessivo dello smartphone
  • Ansia e depressione: maggiore predisposizione a disturbi dell’umore
  • Postura scorretta (“iNeck“): inclinazione della testa verso il telefono che causa tensioni muscolari
  • Multitasking inefficace (“semitasking“): diminuzione della concentrazione e riduzione della produttività

 

Oltre a queste prime problematiche ci sono tutta una serie di effetti collaterali a lungo termine, tra cui:

  • Riduzione delle connessioni sociali e della regolazione emotiva
  • Aumento del rischio di disturbi dell’attenzione e di problemi cognitivi
  • Compromissione della salute fisica e mentale

 

La dipendenza tecnologica ha diverse implicazioni psicologiche sulle relazioni interpersonali, influenzando sia la qualità che la profondità delle interazioni umane. Alcune delle principali conseguenze sono:

  1. Riduzione dell’empatia e della connessione emotiva: l’uso eccessivo della tecnologia, in particolare di smartphone e social media, può ridurre la capacità di empatia. Le interazioni digitali tendono a essere più superficiali rispetto a quelle faccia a faccia, limitando la lettura del linguaggio non verbale e delle emozioni altrui.
  2. Fenomeno del “phubbing”: il “phubbing” (phone + snubbing) si riferisce all’atto di ignorare qualcuno fisicamente presente per concentrarsi sul proprio telefono. Questo comportamento può generare frustrazione, senso di trascuratezza e minare la qualità delle relazioni.
  3. Aumento dell’ansia sociale e della solitudine: l’iperconnessione digitale può paradossalmente portare a un senso di isolamento. Molte persone si rifugiano nella tecnologia per evitare il disagio delle interazioni dal vivo, con il rischio di sviluppare ansia sociale e sentimenti di solitudine.
  4. Dipendenza da validazione esterna:  l’uso eccessivo dei social media può portare a una dipendenza dalla validazione esterna, basata su like, commenti e condivisioni. Questo può compromettere l’autostima e generare insicurezza nelle relazioni, in particolare nelle coppie.
  5. Impatto sulla comunicazione di coppia: le relazioni romantiche possono soffrire a causa di una comunicazione più frammentata e meno profonda. La presenza costante della tecnologia può ridurre i momenti di qualità insieme e aumentare il rischio di incomprensioni.
  6. Effetti sulla sessualità e sull’intimità: la dipendenza da tecnologia, in particolare il consumo di contenuti digitali o il tempo passato sui social media, può ridurre il desiderio e la connessione intima nelle coppie, portando a un calo dell’interesse sessuale e a una minore complicità.
  7. Distorsione della percezione della realtà: il confronto con vite idealizzate sui social può creare insoddisfazione nelle relazioni reali, portando a una percezione distorta dell’amore, dell’amicizia e del successo.
  8. Mancanza di confini tra vita lavorativa e personale: la tecnologia permette di essere sempre connessi al lavoro, il che può ridurre il tempo di qualità da dedicare alla famiglia e agli amici, generando stress e conflitti relazionali.

 

Per ridurre gli effetti negativi della dipendenza tecnologica nelle relazioni, si possono adottare alcune strategie, come:

  • Stabilire momenti “tech-free” (es. durante i pasti o prima di dormire).
  • Dare priorità alle interazioni faccia a faccia.
  • Coltivare consapevolezza digitale, riducendo il tempo passato online.
  • Comunicare apertamente con il partner o gli amici su eventuali disagi legati all’uso della tecnologia.
  • Disattivare le notifiche push per ridurre le distrazioni
  • Impostare orari dedicati alla consultazione di email e social media
  • Spegnere il telefono durante momenti sociali importanti (es. cene, riunioni)
  • Limitare il multitasking per migliorare la concentrazione
  • Creare momenti di “silenzio digitale” per favorire la rigenerazione neurale

Bibliografia

  • Almourad, M. B., McAlaney, J., Skinner, T., Pleya, M., & Ali, R. (2020). Defining digital addiction: Key features from the literature. Psihologija, 53(3), 237-253.
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  • Peper, E., & Harvey, R. (2018). Digital addiction: Increased loneliness, anxiety, and depression. NeuroRegulation, 5(1), 3-3. DOI: 10.15540/nr.5.1.3
  • Ray, L. A., & Grodin, E. N. (2021). Clinical neuroscience of addiction: what clinical psychologists need to know and why. Annual Review of Clinical Psychology, 17(1), 465-493. DOI: 10.1146/annurev-clinpsy-081219-114309
  • Yang, X., Liao, T., Wang, Y., Ren, L., & Zeng, J. (2024). The association between digital addiction and interpersonal relationships: A systematic review and meta-analysis. Clinical Psychology Review, 102501. DOI: 10.1016/j.cpr.2024.102501
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