Fantasia e immaginazione
Per fantasia, secondo il vocabolario, si intende la facoltà della mente umana di creare immagini, di rappresentare cose e fatti corrispondenti o no a una realtà. Ci permette di immaginare qualcosa che non c’è, di superare i limiti della nostra mente, di creare nessi e scoprire cose, dando vita all’arte, alla creatività, all’invenzione.
La fantasia ci appartiene già da bambini, quando pensiamo che la realtà sia influenzabile dai nostri desideri, continua poi a vivere in noi da adulti attraverso i “sogni ad occhi aperti”, permettendoci di sentirci in qualche modo ancora in grado di manipolare la realtà superando i vincoli di tempo e spazio, i limiti della percezione sensoriale, i ruoli.
Uno dei primi a scoprire il potere e i meccanismi psicologici della fantasia fu il fondatore della psicoanalisi Sigmund Freud, secondo il quale la fantasia ha la funzione di consentire l’accesso a quel mondo in cui ogni desiderio può essere soddisfatto, evadendo dai limiti del quotidiano che costringono a rinunciare alla soddisfazione e al raggiungimento del piacere (1897).
Secondo lo psicanalista E. S. Person, la fantasia ha “un ruolo di grande importanza nel guidare o mettere in discussione le nostre scelte e le nostre relazioni” (1998).
Cosa accade al nostro cervello mentre “fantastichiamo”?
Perché fantasticare fa bene e porta benefici?
Secondo i neurofisiologi la fantasia può costituire un valido aiuto per liberarci e sciogliere ad esempio le sensazioni di paura e disagio legate ad esperienze spiacevoli.
Nel caso di ricordi particolarmente traumatici e ricorrenti, una delle strade più efficaci per sbarazzarsene è imparare ad associare quegli stessi stimoli a ricordi non spiacevoli attraverso una graduale e controllata esposizione ad essi in contesti sicuri e con l’aiuto di uno psicoterapeuta.
Per i neurofisiologi lo sviluppo della fantasia guidata e dell’immaginazione creativa sviluppata in due momenti diversi e specifici può favorire il potenziamento della memoria, del problem solving e la pianificazione. Il primo momento coinvolge il pensiero laterale, non logico, divergente e capace di stabilire libere associazioni tra le cose. Segue poi il momento in cui il pensiero convergente valuta e analizza tutte le idee al fine di trovare una nuova e valida risposta all’esperienza.
I cambiamenti e le soluzioni sperimentati durante la visualizzazione possono essere quindi trasferiti allo stato di veglia in quanto il solo atto di immaginare porta ad un’attivazione a livello cerebrale identica a quella presente nell’azione. Questo significa che l’attività del cervello nel momento in cui immaginiamo una cosa è del tutto simile a quella di quando la stessa cosa la percepiamo e la esperiamo realmente attraverso i nostri sensi.
Tramite specifiche fantasie guidate è possibile influenzare il battito cardiaco, la pressione sanguigna, la respirazione, i ritmi e le forme delle onde cerebrali, la motilità e le secrezioni gastriche, il funzionamento del nostro sistema immunitario. Attraverso l’immaginazione possiamo sviluppare nuovi modi di pensare, di sentire, di agire, andando ad intervenire a livello cognitivo, affettivo e comportamentale.
Quando, invece, fantasticare può diventare un problema?
Fantasticare può essere pericoloso quando diventa un modo per fuggire, per isolarsi e per nascondersi dalle relazioni, dal contatto, dal mondo esterno in generale. Quando diventa l’unica strategia per poter sopravvivere, l’unica via di fuga può diventare disfunzionale, se non allarmante. Una condizione simile è stata definita “hikikomori” in Giappone alla fine degli anni ’90 (Saito, 1998) per indicare un rifiuto per la vita sociale che si verifica soprattutto in adolescenti e giovani adulti; tale condizione comporta un disagio e uno stress emotivo intenso, che conduce la persona all’isolamento, alla mancanza di contatti e all’assenza di relazioni sociali più o meno intime.
(Non perderti l’articolo che scriveremo prossimamente sul fenomeno dell’“Hikikomori”.)
Ma che cos’è una “fantasia guidata” e da cosa si distingue?
La tecnica della fantasia guidata è una tecnica immaginativa, che potrebbe essere paragonata al “sogno guidato da svegli” di Desoille o alla tecnica di immaginazione attiva di Jung. Nel “sogno guidato da svegli” da un’immagine di partenza suggerita dal terapeuta, la persona andrà autonomamente a sviluppare il suo “sogno” in uno stato di coscienza a metà tra la veglia e il sonno. Tale tecnica permette un’indagine dei livelli inconsci, basandosi su un’interpretazione simbolica delle immagini emerse dall’esperienza. La tecnica junghiana consiste in una sorta di meditazione in grado di mettere in contatto il livello conscio con quello inconscio e costituita dal libero fluire di simboli archetipici.
La tecnica delle fantasie guidate si differenzia da entrambi questi approcci, perché si basa sul suggerimento di immagini già precostituite, pur lasciando alla persona la possibilità di viverle in modo creativo e personalizzato.
La fantasia guidata è un’occasione per conoscersi meglio ed entrare in contatto profondo con se stessi: rappresenta la possibilità di scoprire nuovi ruoli, di giocarsi parti diverse di sé, di accedere ad emozioni, vissuti, ricordi o pensieri nascosti e trascurati, portando alla luce risorse e attivando la creatività e la resilienza.
La modalità con cui questo può avvenire è attraverso la strutturazione nel pensiero e nella mente di un’immagine con l’aiuto del terapeuta che stimola, incoraggia e facilita nell’altro il processo di immaginazione e visualizzazione. Durante la fantasia guidata la razionalità cede gradualmente il posto all’immaginazione, alle emozioni, al mondo interno, all’irrazionalità, all’inconscio, ai sentimenti e ai bisogni interni, ai conflitti e ai desideri profondi.
La persona viene invitata a mettersi in una condizione iniziale di rilassamento e a seguire la voce del conduttore, che proporrà un “viaggio immaginativo”, ricco di immagini e temi simbolici particolari e specifici per ogni situazione. Alla fine dell’esperienza è molto importante raccogliere le sensazioni e i vissuti della persona, non tanto per muoverci verso un’interpretazione o un’analisi, ma piuttosto per aiutare quella persona a verbalizzare ciò che ha vissuto, sia emotivamente che nel corpo e per cercare, all’interno della sua memoria corporea, le risonanze e i richiami rispetto alle sue esperienze di vita.
La fantasia guidata costituisce, infatti, un ottimo veicolo emotivo, attraverso cui favorire l’emergere delle proprie emozioni e degli eventuali blocchi e dar vita alla propria creatività e possibilità di esprimersi.
Cosa si può fare con le fantasie guidate?
Le fantasie guidate possono essere utilizzate in svariate modalità. Mi capita, frequentemente, di proporle all’inizio di un percorso di Training Autogeno per aiutare le persone a mettersi in contatto col proprio corpo, con le proprie emozioni e con il “qui ed ora”. Spesso le utilizzo per riscaldare emotivamente i miei gruppi di incontro, creando un clima caldo, di ascolto, contatto e attenzione a se stessi.
Le fantasie guidate costituiscono una tecnica espressiva decisamente utile a favorire e accrescere la consapevolezza di sé, incrementare il rilassamento, lenire lo stress. Possono risultare molto funzionali nell’ambito sportivo, nella preparazione di una competizione per trovare la concentrazione e ricentrarsi; possono essere utilizzate efficacemente per l’ansia scolastica o per preoccupazioni o fobie situazionali, come il dover affrontare un colloquio importante o dover parlare di fronte a un gruppo di persone.
Ma, in realtà, uno dei principali punti di forza di questa tecnica è la sua grande versatilità: ciò permette di poterla applicare in modo creativo, personalizzato e creato ad hoc per ogni persona ma anche per uno specifico momento della sua vita.
In conclusione, possono essere considerate semplicemente come “scuse” per mettere da parte le proprie preoccupazioni, concedendosi uno spazio per ascoltarsi, accogliersi e sentirsi sia dal punto di vista emotivo che da quello corporeo.
E tu, quanto spazio dedichi all’ascolto dl tuo corpo e al libero fluire della tua fantasia?
Bibliografia
- Desoille, R. (1974). Teoria e pratica del sogno da svegli guidato. Roma: Astrolabio.
- Napoli, L., Gori, B. (2012). Dare corpo all’anima. Alpes Italia.
- Napoli, L. (2010). I sogni come opportunità di cambiamento. Salani editore.
- Saito, T., (1998). Shakaiteki Hikikomori [Social Withdrawal]. PHP Kenkyuujo, Tokyo.
Sitografia
- https://www.stateofmind.it/2015/09/hikikomori-adolescenti-isolamento/