Scuola di Psicoterapia Psicoumanitas, Pistoia

Scuola di Specializzazione in Psicoterapia ad Orientamento Umanistico e Bioenergetico

Indice

La nostra storia

L’Istituto di Psicoterapia Psicoumanitas nasce nel 2005 dall’impegno, la passione, la professionalità di alcuni psicoterapeuti già affermati nel territorio nazionale e internazionale: Antonio Lo Iacono, già allievo diretto di Alexander Lowen e Active Member dell’IIBA, International Institute Bioenergetic Analisys, fondatore del Drammautogeno (1980) e della Velaterapia (1989), nel 2005 costituisce la scuola con Rossella Sonnino, Psicoterapeuta gestaltica e Bioenergetica, Ricercatrice e Trainer dell’Emotional Intelligence e Luca Napoli, Psicoterapeuta esperto nelle dipendenze compulsive. L’Istituto di Psicoterapia PsicoUmanitas ad indirizzo Umanistico Bioenergetico, con riconoscimento ministeriale MIUR nel 2005, in Toscana, poi nel Lazio e in Puglia (oltre a Pistoia la nostra scuola ha sedi presso Roma e Taranto).

Il nostro metodo di insegnamento

L’Istituto si propone di promuovere attività di psicoterapia rivolta al singolo e ai gruppi con l’intento di favorire il cambiamento attraverso un approccio olistico che pone attenzione a livello psichicocorporeo ed emozionale della persona. L’attività della Scuola di Formazione in “psicoterapia umanistica e bioenergetica” è rivolta ai medici e agli psicologi italiani.

La nostra metodologia d’insegnamento privilegia l’apprendimento diretto ed esperienziale rispetto all’apprendimento teorico, la consapevolezza rispetto alla conoscenza intellettuale. Le nostre lezioni sono perciò altamente esperienziali e pratiche. Il nostro intento è quello di fornire agli allievi un apprendimento non solo teorico, ma basato soprattutto, sulla comprensione esperienziale ed emotiva dei concetti fondamentali dell’Approccio Umanista e dell’Analisi Bioenergetica, attraverso l’esperienza diretta delle relative tecniche psicoterapeutiche di intervento. L’esigenza della Scuola è quello di valutare non solo, nell’ambito dei programmi di formazione, il livello di apprendimento degli allievi sotto il profilo teorico e delle competenze tecniche acquisite, ma anche la sua crescita umana ed emotiva poiché ritenuta anche questa uno strumento necessario al proprio bagaglio professionale.

Scopo primario della Terapia Umanistica integrata è dunque l’armonizzazione e la realizzazione delle varie parti del  e quindi della personalità. L’obiettivo può essere raggiunto soltanto se il terapeuta è in grado di mettersi in una posizione di ascolto attivo del paziente in un setting di ottimismo e di sicurezza. Il lavoro terapeutico segue il paziente tenendo conto delle sue esigenze e di quello che “porta in terapia”, ovvero nel Qui ed Ora, ecco perché è importante conoscere ed integrare varie tecniche e approcci psicoterapeutici capaci di fare riemergere tutti i “sensi del Sè” che vanno riattivati nell’area della consapevolezza, del significato e del valore della persona nella sua completezza. Le tecniche e le modalità utilizzate nella Psicoterapia Umanistica Integrata sono di conseguenza tutte finalizzate al raggiungimento dell’Autoconsapevolezza, della Libera Espressione e dell’Autorealizzazione della persona.

Fra queste possiamo menzionare:

  • I Gruppi d’Incontro, ispirati da Kurt Lewin negli anni ’50, ripresi da Carl Rogers e diffusi in Italia da Michele Festa. Tuttavia il vero fondatore potrebbe essere considerato William Schutz (anni ’60) che pose l’attenzione sul postulato che ogni essere umano ha bisogno degli altri esseri umani, dal momento che i bisogni fondamentali sono quelli dell’essere compreso, accettato, accolto, rispettato, amato. Per questo motivo tali bisogni devono essere portati alla luce e soddisfatti all’interno di relazioni che possono emergere all’interno di un gruppo;

 

  • Le “maratone”, è una tipologia particolare di gruppo d’Incontro di cui il nostro approccio e la nostra Scuola si fanno promotori; è un gruppo d’incontro che si protrae per più giorni consecutivi (solitamente un week-end dal venerdì alla domenica). Esse hanno come particolarità l’apparente assenza di un percorso, di una guida, proprio per seguire il principio del lavorare su ciò che accade nel gruppo. Nel corso di questi incontri vengono proposte agli allievi attività quali le meditazioni dinamiche ispirate da Osho;

 

  • Tecniche Psicoanimatorie (Parsi, 2006): si tratta di attività creative (scrittura, pittura, fotografia, musica…) finalizzate all’espressione e alla scoperta delle proprie potenzialità e della propria capacità di essere parte attiva nel proprio processo di crescita, di cambiamento e di autorealizzazione.

L’Analisi Bioenergetica

L’Analisi Bioenergetica -elaborata da Alexander Lowen (insieme al suo collaboratore John Pierrakos) a partire dagli anni ’50 dai concetti di William Reich (allievo di Freud)- cerca di comprendere la persona nella sua corporeità attraverso l’espressione corporea e i processi energetici connessi. Quindi è una psicoterapia centrata sul corpo e sulle emozioni, che ritiene fondamentale l’unità funzionale ed energetica mente-soma, sottolineando che “non abbiamo un corpo” ma “siamo il nostro corpo” (A.Lowen) che è espressione della nostra vitalità, del nostro passato, del nostro presente ,delle nostra esperienza personale e interpersonale, delle nostre consapevolezze, dei nostri processi inconsci, dei nostri moti e delle nostre emozioni. Il concetto di integrazione è basato sul fatto che mente e corpo formano un’unità.

Il modello psicoterapeutico umanistico integrato dell’Istituto di Psicoterapia Psicoumanitas

Scopo primario della Psicoterapia Umanistica integrata è l’armonizzazione e la realizzazione delle varie parti del Sé e quindi della personalità. L’obiettivo può essere raggiunto soltanto se il terapeuta è in grado di mettersi in una posizione di ascolto del paziente in un setting di ottimismo e di sicurezza. Il lavoro terapeutico segue il paziente tenendo conto delle sue esigenze e di quello che “porta in terapia” ovvero nel Qui ed Ora; ecco perché è importante essere a conoscenza e integrare varie tecniche e approcci psicoterapeutici capaci di fare riemergere tutti i “sensi del Sé” che vanno riattivati nell’area della consapevolezza, del significato e del valore della persona nella sua completezza.

Valorizzare il termine umanistico nella scienza psicologica significa rifiutare la riduzione dell’individuo umano a termini biologici e meccanicistici, promuovendo al contrario la visione dell’uomo come agente attivo e responsabile della sua vita. Le tecniche e le modalità utilizzate nella Psicoterapia Umanistica Integrata sono di conseguenza tutte finalizzate al raggiungimento dell’Autoconsapevolezza, della Libera Espressione e dell’Autorealizzazione della persona.

Fra queste possiamo menzionare:

  • Il lavoro sul corpo ispirato soprattutto dalle teorie e alle esperienze di Reich di Lowen. L’Analisi Bioenergetica cerca di comprendere la persona nella sua corporeità attraverso l’espressione fisica e i processi energetici connessi. Quindi è una psicoterapia a carattere analitico, centrata sul corpo, che ci propone l’unità funzionale ed energetica mente-soma.

 

  • L’Analisi Bioenergetica elaborata da Alexander Lowen, insieme al suo collega John Pierrakos è un’estensione ed elaborazione della teoria freudiana legata al concetto di “libido”, concetto successivamente approfondito da W. Reich, allievo di Freud. Il principio su cui si fonda la teoria reichiana è quello dell’unità funzionale del soma e della psiche, da cui discende l’identità funzionale di tensione muscolare e blocco emozionale, inteso come campo di forze rintracciabili nelle pulsioni e nella loro inibizione. Con Reich viene a comporsi la dicotomia psiche-soma presente nel campo psicoanalitico e l’attenzione terapeutica viene orientata sul corpo quale campo di energie vegetative psichicamente messe in movimento. Uno dei principi della teoria reichiana è l’aver correlato l’inibizione della reattività emotiva con la limitazione della respirazione e l’aver evidenziato come le variazioni nell’assunzione di ossigeno influiscano sui processi metabolici dell’organismo, variandone il livello energetico e la naturale motilità. Il processo respiratorio infatti avviene con movimenti inspiratori ed espiratori che, coinvolgendo il corpo nella sua totalità, ne esprimono, a livello fisico, il processo emozionale. Di conseguenza le tensioni muscolari croniche dei vari distretti corporei, limitando il flusso respiratorio, producono la frammentazione dell’organismo sia a livello fisico che psichico. Da qui la focalizzazione dell’intervento terapeutico sul corpo inteso come campo di energie vegetative, espressione del mondo psico-emozionale dell’individuo. L’Analisi del Carattere elaborata da W. Reich è strumento essenziale di intervento terapeutico attraverso una tecnica che prende il nome di Vegetoterapia. Essa tende a ristabilire il flusso dell’energia bloccata nell’organismo dalle rigidità difensive caratteriali iscritte nelle tensioni muscolari croniche durante il processo fisiologico della rimozione. L’approccio terapeutico è orientato a ristabilire la funzione genitale intesa come espressione di un processo energetico più ampio che coinvolge tutto l’organismo secondo il principio della “eccitazione-carica-scarica-distensione”, attuando il quale si ristabilisce l’equilibrio della personalità.

L’efficacia del trattamento bioenergetico

L’approccio bioenergetico inizia a dimostrare la propria efficacia già dalla fine degli anni ’70; in particolare, nel campo dell’alcolismo gli studi di Moran (Moran et al., 1978) evidenziano che la System Relasing Action Therapy (SRAT), tecnica che fonda le radici nella bioenergetica e nelle tradizioni gestaltiche, porta a miglioramenti significativi oltre che nel bere eccessivo anche nella misura della pressione arteriosa, nella sintomatologia di tipo fisico ed ansiosa e nella percezione dell’autoimmagine. Oltre a varie ricerche che dimostrano un’evidente efficacia delle tecniche ad orientamento bioenergetico, di seguito descritte, è stata dimostrata negli ultimi anni la stabilità dei risultati ottenuti, particolarmente in riferimento a problemi psicosomatici (Müller-Braunschweig, 1998), interpersonali in generale, fisici e alla possibilità di incrementare stabilmente l’insight di tipo cognitivo (Ventling, Gerhard, 2000). Prendendo spunto direttamente da quanto teorizzato da Lowen, Rakowska (1983) evidenzia che tale metodo neo-reichiano è quello ad ampio spettro più utilizzato nel trattamento della depressione; tale aspetto viene confermato dall’Autore in maniera sperimentale comparando il metodo con altre psicoterapie in uno studio su studentesse di medicina ventottenni con diagnosi di depressione. L’efficacia dell’analisi bioenergetica nel trattamento di un ampio spettro di disturbi psicosomatici e nevrotici in generale emerge dallo studio di Gudat (1997). Nel campo dei disturbi di personalità, Baum (1997) evidenzia la possibilità di utilizzare la bioenergetica come approccio da rivolgere ai disturbi di personalità borderline, tecnica, secondo l’Autore, in grado di sviluppare nel paziente l’abilità di capire la realtà in maniera più approfondita. Oltre a vari studi dell’efficacia nell’utilizzo in terapie di gruppo (ad es. Bloom, 1977), l’approccio bioenergetico trova un proprio spazio di espressione nel trattamento di casi di masochismo (Selicoff, 1985) dove emerge in particolare la relazione tra processi mentali e processi fisiologici muscolari. Dallo studio della letteratura a riguardo, emerge altresì l’utilizzo della bioenergetica come approccio di counseling mente-corpo alternativo alla riabilitazione di varie disabilità (Coven, 1985). L’approccio bioenergetico risulta essere efficace anche per quanto riguarda le psicoterapie in campo adolescenziale, in particolare nel trattamento di traumi precoci derivati da separazioni o da abusi sessuali e fisici (Ventling, 2001). Una particolare nota deve essere dedicata agli studi compiuti su territorio italiano applicando l’analisi bioenergetica per affrontare elementi psicosomatici collegati alla paura nella pratica sportiva. Sempre nel campo della psicologia dello sport e di approcci bioenergetici, Polani (1987) studia le correlazioni tra immagine corporea e livello di ansia nei tuffatori; i risultati mostrano per quanto riguarda i livelli di ansia miglioramenti statisticamente significativi ottenuti dall’applicazione di training autogeno ed altre tecniche bioenergetiche. Infine, è sempre di origine italiana uno studio che propone un’interpretazione dell’abuso di sostanze negli atleti come bisogno narcisistico di trasformare l’immagine mentale e fisica nell’immagine dell’atleta percepita dal mondo (Traetta, 1989); in tale ottica, i processi bioenergetici vengono considerati quali elementi per la scoperta del sé, per sviluppare un’immagine positiva di sé e da sostituirsi all’abuso di droghe.

La nostra sede di Pistoia si trova in Via Nazario Sauro, 9, qui sotto puoi trovare la brochure con il programma del corso quadriennale in cui puoi vedere il programma formativo, per qualsiasi informazione contattaci ai nostri recapiti.

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