Tratto da “Le radici dell’empatia” di Nicla Panciera
A cura di Simona Magi
L’empatia è definibile come la capacità di mettersi nei panni dell’altro e di percepirne le emozioni e gli stati d’animo. Ogni persona ha una diversa capacità empatica, influenzata da diversi fattori come il carattere e le esperienza di vita, che in alcuni casi aiutano ad aprirsi all’alterità, altre volte portano la persona a chiudersi sempre più in sé stessa.
L’empatia non solo è una risorsa innata, cruciale per entrare in relazione con l’altro, ma è anche un aspetto specifico del più ampio e complesso concetto di Intelligenza Emotiva (Goleman, 2011),
definibile come la capacità di comprendere, utilizzare e gestire le proprie emozioni in modi positivi per alleviare lo stress, comunicare in modo efficace, superare le sfide, disinnescare i conflitti ed
entrare in empatia con gli altri. Ma quando siamo in grado di entrare “in empatia con gli altri”? Sicuramente solo quando siamo pronti a lasciarci dire qualcosa dagli altri attraverso quell’ascolto
attivo che arricchisce i membri della relazione. In termini pratici, questo significa essere consapevoli che le emozioni possono guidare il nostro comportamento e avere un impatto sulle
persone e imparare a gestire quelle emozioni, sia le nostre che quelle degli altri.
L’autore sviluppa il concetto di Intelligenza Emotiva sulla base di 5 pilastri: autoconsapevolezza, ossia la capacità di riconoscere un’emozione nel momento in cui si presenta, autoregolamentazione, ossia la capacità di gestire le proprie emozioni, motivazione, abilità sociali ed empatia. Si osserva spesso come le persone dotate di abilità empatiche siano in genere dei buoni ascoltatori, attenti agli aspetti verbali e non verbali della comunicazione che si lasciano condizionare difficilmente da pregiudizi; è, infatti, solo nella sospensione del giudizio, liberi da qualsiasi pre-supposizione, che si può entrare nell’umanità dell’altro, comprendendone la sensibilità, le esigenze, i sentimenti senza anteporre il proprio punto di vista e la propria prospettiva.
Carl Rogers (Rogers, 1975) si è molto focalizzato sul concetto di empatia, il quale la definisce comela capacità di sentire il mondo più intimo dei valori personali dell’altro come se fosse proprio senza mai perdere la qualità del “come se”. Questo contatto emotivo deve, infatti, avvenire senza che si perda il confine fra sé e l’altro, senza annullare la distanza e senza mescolare i sentimenti.
L’empatia è mettersi nei panni dell’altro e guardare il mondo con i suoi occhi pur mantenendo una separazione adeguata. Questo concetto viene ripreso anche dall’autrice della rivista Mind Nicla
Panciera, che definisce l’empatia come una bussola sociale essenziale per entrare in relazione con l’altro, ma porta il focus anche su quanto questo processo relazionale sia potenzialmente molto
costoso per l’individuo che entra in contatto con le emozioni altrui senza essere in grado di distaccarsene e discriminarle dalle proprie. È, questo, un rischio a cui vengono esposti
frequentemente gli operatori socio-sanitari, i quali finiscono, spesso, per sperimentare indiscriminatamente la sofferenza altrui fino ad esaurire le proprie risorse.Si evince in questo caso
quanto questa abilità stia alla base degli aspetti relazionali e quanto il supporto e la prevenzione siano attività necessarie al fine di garantire un buon funzionamento sia a livello personale, se si
considera in singolo individuo, che a livello sociale, se si guarda come fenomeno più ampio condiviso un tutte le comunità sociali, nonostante si esprima attraverso modalità differenti nelle
varie culture.
Bibliografia
• Goleman, D. (2011). Intelligenza emotiva. Bur.
• Rogers, C. (1975). Empathic: An unappreciated way of being. The Counselling Psychologist